Connessionismo

a cura di Ljuba Pezzimenti

Il padre della teoria dell’apprendimento denominata connessionismo (connectivism) è George Siemens. Il connessionismo nasce dalla riflessione su come i nuovi strumenti della tecnologia modificano il nostro modo di apprendere.

Per Siemens, comportamentismo, cognitivismo e costruttivismo sono teorie che presentano dei limiti al tentativo di spiegare come avviene l’apprendimento in un’era dominata dall’uso delle tecnologie. Tali teorie considerano l’apprendimento un processo che ha luogo all’interno del soggetto il quale ne è l’unico protagonista. Esse non tengono conto della conoscenza esterna all’individuo, quella memorizzata e manipolata attraverso le tecnologie (Siemens, 2005). Per il connessionismo, al contrario, l’apprendimento può risiedere anche fuori dal soggetto, ad esempio in un database. Esso è un processo che si verifica in ambienti mal definiti in cui gli elementi più importanti si modificano e non sono pienamente sotto il controllo dell’individuo.

Il caos, la complessità, il flusso di informazioni sono ormai i principi che governano la conoscenza. Non si tratta più, come è per il costruttivismo, di costruire significati: essi ci sono, l’apprendente deve scoprirli e connetterli. L’apprendimento consiste allora nella connessione di ambiti di informazione specializzata. Per il connessionismo, le connessioni ci permettono di imparare molto di più rispetto al nostro attuale stato di conoscenza. La metafora connessionista che spiega l’apprendimento è infatti quella di una rete con nodi e connessioni.

Un’idea centrale per il connessionismo è la seguente: mantenendo la convinzione (propria delle precedenti teorie, soprattutto del costruttivismo sociale) che fare esperienza è il miglior modo per apprendere, siccome non si può fare esperienza di tutto quello che serve apprendere per agire, occorre “usufruire” delle esperienze fatte dagli altri, i quali diventano un «surrogato» della conoscenza (ibi).

Mentre le precedenti teorie dell’apprendimento si interessavano a conoscere il modo in cui si apprende, il connessionismo guarda al valore, o meglio alla validità, di ciò che viene appreso. Nell’era digitale vengono continuamente acquisite nuove informazioni. La capacità di selezionarle in base alla loro validità diventa una delle abilità principali dell’apprendente, come quella di riconoscere quando una nuova informazione modifica l’orizzonte costituito da decisioni prese precedentemente. Dal momento che una risposta giusta adesso potrebbe rivelarsi errata domani a causa di un mutamento climatico, saper riconoscere i cambiamenti di modello e sapersi regolare in base a essi è uno dei compiti di apprendimento chiave.

Un altro principio del connessionismo è dunque quello dell’auto-organizzazione, ovvero della capacità di cambiare, di essere “informativamente” aperti, disposti al cambiamento.

Il connessionismo, in definitiva, è l’integrazione dei principi del caos, delle reti, della complessità e dell’auto-organizzazione.

Più analiticamente tali principi consistono in:

  1. L’apprendimento e la conoscenza si fondano sulla differenza di opinione.
  2. L’apprendimento è un processo di connessione di nodi specializzati o di fonti di informazione.
  3. L’apprendimento può risiedere in apparecchiature non umane.
  4. La capacità di sapere di più è più importante di quanto si sa al momento.
  5. Alimentare e mantenere le connessioni è necessario per facilitare l’apprendimento permanente.
  6. La capacità di individuare connessioni fra campi, idee e concetti è un’abilità centrale.
  7. La validità (conoscenze esatte e aggiornate) è l’intento di tutte le attività di apprendimento di stampo connessionista.
  8. Prendere delle decisioni è esso stesso un processo di apprendimento: la scelta di cosa imparare e il significato delle informazioni in entrata sono visti attraverso la lente di una realtà in mutamento. Se adesso c’è una giusta risposta, essa potrebbe rivelarsi errata domani a causa delle alterazioni del clima delle informazioni che influenza la decisione (ibi)..

«In un’economia della conoscenza il flusso di informazione è equivalente all’oleodotto in un’economia industriale. Creare, preservare e utilizzare tale flusso diventa un’attività organizzativa chiave» (ibi).


BIBLIOGRAFIA

G. Siemens, 2005, «Connectivism: A Learning Theory for the Digital Age», International Journal of Instructional Technology and Distance Learning, Vol. 2, N. 1.


RISORSE ON LINE

http://www.elearnspace.org/Articles/connectivism.htm : link all’articolo «Connectivism: A Learning Theory for the Digital Age».
http://www.itdl.org/Journal/Jan_05/article01.htm : link a cui è reperibile l’articolo di Siemens «Connectivism: A Learning Theory for the Digital Age» più alcune informazioni sull’autore.
http://billkerr2.blogspot.it/2007/02/which-radical-discontinuity.html : link a una discussione nel blog di Bill Kerr su tematiche prossime al connessionismo.
http://www.connectivism.ca/ : blog di approfondimento sul connessionismo.
http://www.elearnspace.org/KnowingKnowledge_LowRes.pdf : link al testo di Siemens: Knowing Knowledge in formato pdf.
http://it.wikipedia.org/wiki/Connettivismo_%28teoria_dell%27apprendimento%29
http://www.je-lks.org/ojs/index.php/Je-LKS_EN/article/view/268/250 : link all’articolo di Calvani: «Connectivism: new paradigm or fascinating pout-pourri?», in Journal of e-Learning and Knowledge Society, Vol. 4, n. 1, febbraio 2008, pp. 247-252.